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F.A.Q. (3)

Nella letteratura medica sono descritti rari casi familiari di CdLS. Innanzitutto possiamo dire che le persone con CdLS non presentano, generalmente, problematiche endocrinologiche o genitali che determinino una riduzione della fertilità.

Possiamo poi distinguere casi diversi in base al difetti genetico alla base della CdLS:

- le mutazioni dei geni NIPBL (il gene più frequentemente mutato nella CdLS ) e RAD21 (uno degli ultimi geni scoperti) , sono trasmesse con modalità autosomico dominante; questo significa che un soggetto che presenta la mutazione presenta un rischio del 50% di trasmettere la mutazione, e quindi la patologia, in ogni gravidanza indipendentemente dal sesso del nascituro. E’ molto difficile prevedere la gravità di manifestazione della CdLS, sappiamo infatti che soggetti con la stessa mutazione, che non appartengono alla stessa famiglia, possono avere manifestazioni cliniche diverse.  E’ quindi possibile che una persona affetta da CdLS in forma molto lieve con mutazione in uno di questi due geni possa trasmettere la medesima caratteristica genetica e quindi la patologia ai propri figli con una probabilità del 50% per ciascuna gravidanza indipendentemente dal sesso del bambino.  Un’altra possibilità è che un genitore che non presenta segni di CdLS o segni molto sfumati della malattia presenti una mutazione del gene NIPBL o RAD21 in una forma a mosaico (ossia solo in una quota delle cellule del suo organismo). Anche in questa situazione è possibile che questa persona trasmetta la medesima caratteristica genetica alla prole.

- le mutazioni del gene SMC1A e del gene HDAC8 seguono invece un meccanismo di trasmissione diverso, poiché questi geni sono localizzati sul cromosoma X, uno dei due cromosomi sessuali. Le femmine presentano due cromosmi X, mentre i maschi un cromosoma X e un cromosoma Y: la mamma trasmetterà quindi una delle due X (con il 50% di probabilità di trasmettere una o l’altra) ai figli, sia maschi che femmine, il papà invece trasmetterà la X alle figlie femmine e la Y ai figli maschi. Nei casi con mutazione di questo gene è possibile che la mamma del soggetto affetto (maschio o femmina) sia portatrice della stessa mutazione e che possa esprimere o meno la malattia, poiché ci sono meccanismi complessi di regolazione dei geni presenti sul cromosoma X. 

Nella maggior parte dei casi la gravidanza ha un decorso regolare, senza rilevanti complicanze ostetriche. La diagnosi di CdLS in epoca prenatale è molto difficile, soprattutto nel primo e secondo trimestre; in alcuni lavori è stato segnalato un aumento della PAPP-A (pregnancy- associated plasma protein A) un marker biochimico usato negli screening precoci non invasivi e un aumento della traslucenza nucale.

L’evidenza di anomalie ecografiche nel secondo e terzo trimestre orienta verso il sospetto diagnostico solo in piccola quota di pazienti (meno del 30%): spesso le caratteristiche ecografiche riscontrate sono aspecifiche (ritardo di crescita intrauterino o malformazioni cardiache), a volte invece possono essere identificate anomalie più specifiche  (malformazioni degli arti superiori caratteristiche, ernia diaframmatica) che possono consentire di ipotizzare la diagnosi già in epoca prenatale. Alcuni autori hanno identificato anche un profilo facciale caratteristico evidenziabile ecograficamente in epoca prenatale (naso piccolo, narici anteverse, labbro superiore protruso, micro-retrognazia).

E’ inoltre importante distinguere due casi: nei casi in cui una coppia ha già avuto un bambino con CdLS la presenza di alcuni segni, sia pur aspecifici, può assumere un peso maggiore e far pensare ad una possibile ricorrenza (cioè un secondo caso con CdLS nella famiglia); in questo caso, se è nota la mutazione del primo figlio, è possibile ricercarla nelle gravidanze successive effettuando l’analisi molecolare su campioni di DNA fetale ottenuti mediante prelievo di villi coriali o amniocentesi. Bisogna ricordare che, con questo tipo di accertamento, può essere confermata/esclusa solo la ricorrenza di una patologia già presente in famiglia e con causa genetica nota.

Nel caso in cui, invece, la coppia non presenti casi di CdLS in famiglia è molto più difficile fare diagnosi in epoca prenatale. 

I problemi uditivi sono presenti in una quota discreta di bambini con CdLS. Deficit uditivo di tipo neurosensoriale è presente in circa il 20% dei bambini; è possibile osservare un miglioramento di questo aspetto nei primi mesi/anni di vita (miglioramento dei risultati dell’ABR) dovuto probabilmente alla maggior facilità di eseguire gli esami elettrofisiologici con il crescere del bambino.

Una quota invece molto maggiore di bambini (80-90%) presenta problemi uditivi di tipo trasmissivo, legati all’accumulo di catarro a livello dell’orecchio medio (otite media effusiva); questo è dovuto a situazioni anatomiche particolari e alla difficoltà di mantenere una buona pulizia del naso (spesso i bambini non sono capaci di soffiare il naso in modo efficace e quando diventano un po’ più grandi può essere molto difficile fare i lavaggi nasali in modo costante per la loro opposizione). E’ importante considerare che la componente trasmissiva può peggiorare molto le capacità uditive del bambino, ma può essere trattata con terapie specifiche con grande beneficio. 

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