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"Si conoscono casi, naturalmente molto lievi, in cui soggetti con la Sindrome abbiano avuto figli? Se sì, presentavano anch'essi la Sindrome?"
Giovedì, 06 Marzo 2014 14:54

Nella letteratura medica sono descritti rari casi familiari di CdLS. Innanzitutto possiamo dire che le persone con CdLS non presentano, generalmente, problematiche endocrinologiche o genitali che determinino una riduzione della fertilità.

Possiamo poi distinguere casi diversi in base al difetti genetico alla base della CdLS:

- le mutazioni dei geni NIPBL (il gene più frequentemente mutato nella CdLS ) e RAD21 (uno degli ultimi geni scoperti) , sono trasmesse con modalità autosomico dominante; questo significa che un soggetto che presenta la mutazione presenta un rischio del 50% di trasmettere la mutazione, e quindi la patologia, in ogni gravidanza indipendentemente dal sesso del nascituro. E’ molto difficile prevedere la gravità di manifestazione della CdLS, sappiamo infatti che soggetti con la stessa mutazione, che non appartengono alla stessa famiglia, possono avere manifestazioni cliniche diverse.  E’ quindi possibile che una persona affetta da CdLS in forma molto lieve con mutazione in uno di questi due geni possa trasmettere la medesima caratteristica genetica e quindi la patologia ai propri figli con una probabilità del 50% per ciascuna gravidanza indipendentemente dal sesso del bambino.  Un’altra possibilità è che un genitore che non presenta segni di CdLS o segni molto


sfumati della malattia presenti una mutazione del gene NIPBL o RAD21 in una forma a mosaico (ossia solo in una quota delle cellule del suo organismo). Anche in questa situazione è possibile che questa persona trasmetta la medesima caratteristica genetica alla prole.

- le mutazioni del gene SMC1A e del gene HDAC8 seguono invece un meccanismo di trasmissione diverso, poiché questi geni sono localizzati sul cromosoma X, uno dei due cromosomi sessuali. Le femmine presentano due cromosmi X, mentre i maschi un cromosoma X e un cromosoma Y: la mamma trasmetterà quindi una delle due X (con il 50% di probabilità di trasmettere una o l’altra) ai figli, sia maschi che femmine, il papà invece trasmetterà la X alle figlie femmine e la Y ai figli maschi. Nei casi con mutazione di questo gene è possibile che la mamma del soggetto affetto (maschio o femmina) sia portatrice della stessa mutazione e che possa esprimere o meno la malattia, poiché ci sono meccanismi complessi di regolazione dei geni presenti sul cromosoma X. 

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